Diario dei sogni: Neve e tempoA Story by Fernet Branko
Un compleanno; un compleanno per me. Ecco dove mi trovo.
Stiamo festeggiando, i miei amici, coloro che mi sono vicino eppure... Eppure non riconosco nessuno, tranne uno, il viso del tutto simile a un mix tra Patrick Zaki e Geolie, il trapper che è recentemente arrivato secondo a Sanremo. Sorride, mi guarda e d'un tratto non c'è più niente. Per un attimo è tutto nero, ma gli occhi guardano poco dopo un soffitto dalle tinte biancastre, una stanza in penombra: la stanza dei miei genitori. Cerco di alzarmi e vedo delle lucine, lucine sul como' della stanza. La forma di una renna natalizia, modellata con devi cavi luminosi, si staglia davanti ai miei occhi insieme all'orizzonte oltre la finestra. Un cielo grigio, anomalo, quasi da cartone animato degli anni 60... E nevica, nevica un sacco. Natale? Ho paura? Che è successo? Perché sono nella stanza dei miei genitori? Forse mi sono addormentato, eppure mi è sembrato di essere morto per un bel po', complice la stagione al di fuori della stanza; fino a prima era sera, ma una sera di primavera e certo, eravamo tutti attorno a una tavola rotonda stretta come poche, intenti a bere... Forse, non ricordo bene. Mi alzo, cammino a passo svelto in direzione della cucina, luogo della festa. Oltre le vetrate della sala vedo ancora la neve, il cielo grigio così strano da illuminare anche la casa con le sue tinte: atmosfere da noir anni 30. La porta è aperta, oltrepasso in fretta e qualcosa attira la mia attenzione: una ragazza, sdraiata a pancia in giù sul divano. Indossa solo una canotta bianca e un paio di mutande, come a volermi rivelare di sua sponte la carnagione bruna, afro-americana come i suoi ricci capelli neri. "Ben svegliato". Una frase detta con voce delicata e soave, così splendida tra quelle carnose labbra. È davvero una bella ragazza, ma un'altra voce attira la mia attenzione alle mie spalle. La figura del Geolie Zaki, vista poco prima, è lì in piedi in mezzo alla sala. È adirato, mi chiede che ci faccio e d'un tratto mi sveglio di nuovo. Sono ancora lì, nella stanza dei miei, stesse tinte in penombra, stesse luci... e stessa neve. Il panico cresce, mi fiondo nella cucina; le luci stavolta sono accese e ci trovo i miei intenti a fare colazione. Il mio telefono è sul tavolo, vuoto poco prima. L'istinto mi porta a prenderlo su e a guardare l'ora per capire che sta succedendo, ma è inutile: 8 Tegnö 2012, una data con un mese che non ha un minimo di senso e sono tornato indietro nel tempo? Cosa vuol dire? Urlo; mio padre, rabbioso, mi dice di calmarmi. Continuo, lui impreca, SMETTILA! SMETTILA! SMETTILA! Continuo a ripeterlo, poi prendo una sedia e la scaravento contro la finestra. Stavolta mi sveglio sul serio, il sudore alla fronte. Cosa rappresentava la neve, il grigiore anomalo? Cosa voleva dire l'afroamericana e il Patrick Zaki trapper? Cosa voleva dire tutto cio'. © 2024 Fernet Branko |
StatsAuthorFernet BrankoItalyAboutAccolito del Gramshinrikyo e praticante delle arti sovversive. Se stai cercando delle polveri magiche o dei tomi interessanti, beh... sono felice che tu mi abbia trovato. more..Writing
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