Diario dei sogni: Giornata da Campo Hobbit alla mostra d'arte nella reggia dei ghiacciA Story by Fernet BrankoPrimo episodio del mio diario dei sogni. Nulla di che, un tentativo di riscrivere in modo un po' romanzato i sogni che faccio, registrati come audio al mio risveglio e poi sistemati come testo.Preludio al primo testo: Confesso che non tengo più da molto un diario dei sogni o scrivo occasionalmente qualche sogno. I motivi sono stati vari, come per esempio l’orrenda sensazione di mettersi a scrivere con gli occhi incispati e quasi in coma, oltre alla mia schifosa calligrafia nel cartaceo. Ispirato dal diario dei sogni tenuto da un utente chiamato dw817 ho deciso di iniziare di nuovo a tenere un diario dei sogni partendo da registrazioni fatte da appena sveglio, in modo da poter successivamente trascriverli in formato testo. Durerà? Non so, ma mi dispiace perdere sogni interessanti.
1)Giornata da Campo Hobbit alla mostra d’arte nella reggia dei ghiacci.
Una reggia, ecco dove mi trovo. Una strana reggia aristocratica e dalle tinte glaciali, bluastre, tranne i grandi scaloni in marmo bianco che portano alle stanze dei piani superiori. Scaloni grandi e lunghi, fin troppo lunghi. Non basta un passo corto per salire su e su lungo gli sproporzionati scalini, ma ne servono due o più per un uomo adulto e i bambini? Devono quasi arrampicarsi se parlo di quelli più piccoli. Cinque, sei, sette anni; il più piccolo sembra averne quattro e li conosco tutti: Sono i miei amici dell’infanzia, i coetanei, eppure io sono adulto e sembro così grande al loro confronto. Cammino su e osservo altra gente, pochi adulti lungo i corridoi della reggia e vanno tutti verso qualcosa. Chissà, forse ci devo andare anch’io?
(cambio scena nel sogno, c’è uno stacco)
Il grande corridoio dove sembrano essere andati tutti quanti. Cammino, guardo e contemplo con interesse cio' che i miei occhi stanno guardando, cio' che interessava a molti di costoro. I bambini continuano a seguirmi, estasiati da cotanta bellezza. Non più la gelida atmosfera dell’aristocratico atrio, ma un lungo corridoio spartano illuminato da grandi vetrate alla mia destra. Porte alla mia sinistra, certo le stanze dei ricchi e degli inservienti, nulla di che a prima vista se non fosse per altro: i muri che tanto stiamo guardando, persi in quest’ipnosi di colori: Art Nouveau, Art Nouveau lungo tutto il corridoio e verso l’orizzonte. Un caleidoscopio di donne seminude dall’estetica greco-romana, circondate e abbellite da cornucopie di rose e frutti di ogni tipo. Una coppia mi passa accanto e per un attimo i nostri sguardi s’incrociano; non bado molto a quello della donna, inespressivo e austero, quanto a quello dell’uomo, ben più interessante. Due grandi occhi azzurri, quasi da bambino, in contrasto col portamento altezzoso e l’aspetto elegante di lui: Frac, capelli folti e grigi, impomatati e tenuti a riporto, e una bella barba curata in ogni dettaglio. Mi sorride, faccio lo stesso; il nostro incrociarsi finisce lì e torno a guardare i bambini. Sorridono, sì sono proprio loro e io, cazzo, potrei essere loro padre. Tra questi, guardo meglio, c’è n’è anche un altro; non coetaneo, di un altro paese: Muggio'. Che cosa strana, direi, ma la stranezza sta in altro verso la metà del corridoio. Fasci littori, due grandi fasci littori da una parte e l’altra, come due colonne di portale d’accesso shintoista da passare per ricevere la beatificazione. Sorrido alla surreale scena artistica. Un gesto, braccia conserte a X sul petto e poi apertura: doppio braccio teso verso l’Art Nouveau e il suolo patrio ed ecco che passiamo oltre. I miei pargoli mi guardano stupito. Torno indietro, giro inverso, altro doppio saluto romano.
Mi sveglio. Sogno strano, ma confortevole per qualche ragione… Se escludiamo il momento da Campo Hobbit fatto con fin troppa veemenza.
© 2024 Fernet Branko |
StatsAuthorFernet BrankoItalyAboutAccolito del Gramshinrikyo e praticante delle arti sovversive. Se stai cercando delle polveri magiche o dei tomi interessanti, beh... sono felice che tu mi abbia trovato. more..Writing
|